Ogni anno, gli appassionati di ciclismo aspettano con ansia l’inizio della stagione delle corse, per tifare e per puntare sui siti di scommesse con prelievo immediato. Seppure ogni edizione sia emozionante e adrenalinica, ci sono alcune gare che hanno fatto da spartiacque e hanno cambiato la storia del ciclismo per sempre. Vediamole qua sotto
Parigi-Rouen: la prima corsa di tutti i tempi
Era il 7 novembre 1869 quando si svolse quella che è considerata la prima gara ciclistica di resistenza da città a città. Al tempo, le biciclette erano molto diverse e il modello che venne utilizzato per la competizione fu la draisina: una bicicletta con il sellino e manubrio alti e le cui ruote erano di dimensioni diverse, più grande l’anteriore e più piccola la posteriore. Poiché la draisina non aveva ammortizzatori e le ruote erano fatte di legno, il ciclista avvertiva le vibrazioni nelle ossa. Per questo motivo, la draisina era anche detta “scuotiossa”.
Percorrere i 126 chilometri della Parigi – Rouen non deve quindi certo essere stata un’esperienza facile, nonostante questo la gara vide la partecipazione di 120 concorrenti, fra cui due donne. Il vincitore fu James Moore, che riuscì a percorrere la distanza in sole 10 ore e 40 minuti.
Firenze – Pistoia: la prima gara ciclistica italiana
Se ci erano riusciti i francesi, potevano farlo anche gli italiani. Solo tre mesi dopo la Parigi-Rouen, il Veloce Club Fiorentino con sede alle Cascine, a Firenze, decise di organizzare la prima corsa ciclistica della storia d’Italia.
Il percorso era lungo 33 chilometri e prevedeva la partenza da Porta a Prato a Firenze, al tempo capitale di Italia, e l’arrivo a Porta Carratica a Pistoia. Dei 23 concorrenti, il più veloce fu l’americano Rynner Van Heste, che completò il percorso in 2 ore e 12 minuti in sella alla sua Michaux che, come riportato al tempo da La Nazione, avanzava di poco più di 2 metri e mezzo per ogni pedalata, raggiungendo l’impressionante velocità di 15 km/h. La medaglia di argento andò a Charles Auguste e quella di bronzo a De Sariette.
Il Grande Boucle del 1903
Italia e Francia sono sempre in competizione, si sa. Per quanto riguarda il ciclismo, dobbiamo ammettre che il Tour de France:
- è nato prima del Giro, è infatti stato innaugurato nel 1903
- è attualmente il più grande spettacolo del ciclismo mondiale.
Come poi anche il Giro d’Italia, il Grande Boucle fu un’iniziativa di marketing organizzata dal giornale sportivo l’Auto, al tempo in difficoltà, per vendere più giornali. Secondo l’Auto, l’idea di vedere dei ciclisti sfidarsi giorno e notte su una tratta di 2.428 chilometri suddivisi in sole sei tappe – oggi sono 3.328 chilometri in 21 tappe – avrebbe attratto l’attenzione del grande pubblico. E aveva ragione!
Di oltre 84 partecipanti, solo 21 tagliarono il traguardo a a Ville-d’Avray, un comune poco fuori Parigi. Il vincitore fu Maurice Garin, uno spazzacamino part-time, il cui margine di vittoria fu di oltre tre ore.
Il primo Giro d’Italia: 13 maggio 1909
Come il Tour de France, anche il Giro d’Italia fu un’iniziativa di marketing di un giornale: fu infatti organizzato dal la Gazzetta dello Sport, che studiò un percorso di 2.447 chilometri suddiviso in otto tappe. Considerando che al tempo ogni corridore partecipava da solo, e non con una squadra come oggi, partecipare al giro era un’impresa mostruosa e difficilissima. Di 127 partecipanti partiti dal Rondò di Loreto a Milano, infatti, solo 49 arrivarono all’Ippodromo Zappoli di Bologna. Primo fra tutti fu Luigi Ganna, che, oltre alla gloria, si aggiudicò anche 5.325 lire.
Una curiosità su questa edizione è che ci fu uno squalificato: Carmillo Carcano si fece la tratta da Civita Castellana a Pontassieve in treno, tagliando così circa 240 chilometri.
La gara (dimenticata) più dura di sempre
Sconosciuto ai più, il Circuito ciclistico dei campi di battaglia fu una gara a tappe che attraversò i paesi del fronte nord-occidentale distrutti durante la Prima guerra mondiale.
La competizione fu organizzata da Le Petit Journal, un quotidiano competitor di l’Auto e il movente fu sempre il tentativo di dare una scossa alle vendite in declino. Il percorso era lungo circa 2.000 chilometri, con partenza e arrivo previsti a Strasburgo.
Le tappe erano sette. Sulla carta, quindi, era molto più fattibile del Tour de France o del Giro d’Italia. La grande difficoltà di questa gara non era tuttavia la distanza, bensì le condizioni delle strade. Buona parte delle tappe erano infatti collocate nella Zona Rossa, devastata dalla guerra. Le strade erano quindi pressoché inutilizzabili, distrutte dai carri armati e dai mezzi pesanti che le avevano percorse durante il conflitto.
Di questa gara, purtroppo, non esistono molte testimonianza in letteratura. Voi la conoscevate?